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GR News
today14.10.2025
Una mini-fabbrica automatizzata, grande quanto una stanza di laboratorio, potrebbe rivoluzionare la produzione delle terapie geniche a basso costo. È il risultato di una collaborazione tutta italiana, un progetto che unisce innovazione tecnologica, con il determinante sostegno della ricerca pubblica e del PNRR, con un obiettivo preciso: rendere più accessibili cure oggi riservate solo a pochi pazienti nel mondo. Dietro questa svolta c’è un’idea semplice ma potente: trasferire la logica dell’automazione industriale dentro la biotecnologia più avanzata. Oggi produrre una terapia genica richiede procedure complesse, che fanno lievitare i costi fino a circa due milioni di euro per ogni singola sessione di trattamento. In un domani non troppo lontano, grazie a impianti robotizzati e intelligenti, tutto questo potrebbe avvenire in spazi ridotti e con costi ridotti fino al 70 % rispetto agli attuali. Perché la nuova mini-fabbrica è dotata di due robot che possono replicare automaticamente, senza il supporto di ingegneri e tecnici, ciò che viene attualmente fatto da personale medico ad alta specializzazione.
La protagonista di questa rivoluzione è una piattaforma chiamata CFBox, un isolatore completamente robotizzato progettato per produrre contemporaneamente fino a quattro terapie cellulari o geniche. È il primo dispositivo di questo tipo al mondo e porta la firma di un’azienda hi-tech emiliana (PBL, con sede a Rubbiano, in provincia di Parma) in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, uno dei centri di riferimento per la ricerca medica avanzata. Il progetto è sostenuto da 3,8 milioni di euro provenienti dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, attraverso il Centro Nazionale di Ricerca dedicato allo sviluppo di terapie geniche e farmaci basati su RNA. A questa rete partecipano trentadue università e centri di ricerca italiani e tredici aziende, segno di una sinergia inedita tra pubblico e privato. L’obiettivo è creare una filiera nazionale delle terapie geniche a basso costo, capace di produrre innovazione ma anche di trattenere in Italia il know-how biotecnologico che troppo spesso emigra all’estero.
Il cuore dell’innovazione sta nella capacità di abbattere i costi di produzione. Oggi, per ottenere una terapia genica, serve un team di almeno cinque professionisti e una camera bianca approvata da AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco. L’impianto automatizzato, invece, riduce drasticamente l’intervento umano, limitando il rischio d’errore e le spese operative. L’automazione consente di gestire le fasi critiche del processo — dalla preparazione alla purificazione delle cellule — in modo continuo e controllato, senza interruzioni e con consumi energetici inferiori. Le stime parlano di un risparmio potenziale notevole. Meno costi significa più accessibilità: i trattamenti personalizzati, oggi destinati solo a pochi pazienti selezionati, potrebbero diventare più diffusi e sostenibili per i sistemi sanitari nazionali. Secondo le previsioni, entro il 2030 nel mondo saranno disponibili tra 50 e 60 nuove terapie cellulari e geniche, e l’Italia potrebbe giocare un ruolo di primo piano in questo scenario.
Le terapie geniche a basso costo non rappresentano solo un’evoluzione industriale, ma anche un cambio di paradigma per la medicina. Rendere più semplice e veloce la produzione significa accelerare la sperimentazione, abbreviare i tempi di accesso alle cure e sviluppare nuovi protocolli clinici su misura. L’introduzione del CFBox potrebbe favorire la nascita di laboratori “intelligenti”, in grado di produrre dosi terapeutiche direttamente all’interno delle strutture ospedaliere, senza la necessità di impianti centralizzati o di trasporti complessi. La sfida, naturalmente, non è solo tecnologica. Ogni innovazione di questo tipo deve confrontarsi con la severa regolamentazione europea in materia di sicurezza e qualità dei farmaci. Le autorità come AIFA ed EMA saranno chiamate a valutare i nuovi processi produttivi e a definire standard aggiornati che garantiscano l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti automatizzati. Ma se queste barriere verranno superate, l’Italia potrà vantare un primato mondiale nell’applicazione dell’intelligenza robotica alla biomedicina.
In un contesto di crescente pressione sui costi sanitari, l’introduzione di sistemi come il CFBox rappresenta un passo decisivo verso una sanità più sostenibile. Oggi la spesa nazionale per le terapie geniche e cellulari si aggira tra 130 e 260 milioni di euro, ma entro pochi anni potrebbe superare il miliardo. Automatizzare la produzione non significa solo ridurre le spese, ma anche rendere più efficiente l’intera catena di fornitura, aprendo la strada a una nuova generazione di farmaci “su misura” per le malattie genetiche rare. La collaborazione tra ricerca pubblica e industria privata, sostenuta da fondi europei, sta costruendo un ecosistema innovativo in grado di trattenere talenti e attrarre investimenti. L’Italia si posiziona così tra i paesi più avanzati nella corsa alle terapie geniche a basso costo, un campo che unisce biotecnologia, ingegneria e intelligenza artificiale. Come ha dichiarato un ricercatore coinvolto nel progetto, «questa tecnologia può rappresentare per la terapia genica ciò che le linee automatizzate hanno rappresentato per l’industria automobilistica: un salto di efficienza, sicurezza e qualità». Una visione che sintetizza perfettamente la promessa di un futuro in cui innovazione e accessibilità potranno finalmente convivere.
Scritto da: Michele Ceci
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