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GR News
today30.09.2025
Il Made in Italy sui social media è diventato il principale motore di conoscenza e valorizzazione dei prodotti italiani a livello globale. È quanto emerge dalla ricerca realizzata da Pulse Advertising insieme all’istituto Eumetra, che ha analizzato la percezione del marchio “Italia” in cinque mercati prioritari: Regno Unito, Germania, Francia, Stati Uniti e Cina. Dai dati si evince che i social non sono più solo canali di intrattenimento o di comunicazione, ma il punto di ingresso privilegiato per venire a conoscenza e familiarizzare con i brand italiani.
La ricerca evidenzia che oggi il Made in Italy sui social media ha superato televisione e negozi come primo canale di contatto con i consumatori stranieri. Secondo Paola Nannelli, Chief Sales Officer di Pulse Advertising, “i social media sono oggi i primi canali d’ingresso per il mondo Made in Italy. Non è più la tv, non sono i negozi: le persone cercano, scoprono, seguono le eccellenze italiane attraverso i profili ufficiali dei brand e gli influencer”.
Instagram e TikTok giocano un ruolo centrale nella scoperta dei prodotti italiani, grazie a contenuti brevi, visivi e d’impatto che raccontano artigianalità, qualità e stile di vita. L’efficacia del Made in Italy sui social media si traduce anche in un aumento della propensione a pagare prezzi più elevati per i prodotti percepiti come autentici.
L’impatto degli influencer varia da paese a paese, ma il loro impatto resta significativo. In Cina il 58% degli intervistati dichiara di conoscere il Made in Italy sui social media proprio attraverso gli influencer locali, un dato che supera perfino l’appeal dei profili ufficiali dei brand (54%). Negli Stati Uniti la scoperta social si accompagna a una maggiore disponibilità a pagare di più per i prodotti italiani, mentre in Europa (Francia, Germania, Regno Unito) la quota di utenti che segue i creator oscilla tra il 30% e il 40%.
In questi mercati, però, gli account ufficiali dei marchi italiani rimangono solidi, seguiti da oltre il 50% degli utenti, a conferma del valore della comunicazione proprietaria accanto alle collaborazioni con creator.
Il Made in Italy sui social media trova terreno fertile soprattutto nei comparti del lusso, della moda e del food. Nei primi due, i contenuti digitali e le partnership con influencer rafforzano il desiderio dei consumatori più giovani, creando narrazioni capaci di unire heritage e innovazione. Anche il settore agroalimentare beneficia della visibilità social: ricette, format video e momenti di consumo condivisi dai creator trasformano prodotti come pasta, vino e olio d’oliva in simboli di qualità e tradizione. L’autenticità comunicata attraverso i social diventa così un driver di valore e competitività.
Lo studio mette in luce un altro dato rilevante: la maggioranza degli utenti è ormai fruitrice passiva di contenuti. Solo tra il 9% e il 23% degli intervistati nei paesi analizzati dichiara di produrre attivamente contenuti, contro una media tra il 55% e il 69% di chi utilizza i social per informarsi e prendere ispirazione per i propri progetti.
Questo spostamento rende ancora più cruciale il ruolo dei professionisti della comunicazione e degli influencer, che diventano i veri mediatori tra i brand e i consumatori globali. Il Made in Italy sui social media si alimenta dunque della capacità dei creator di raccontare storie entusiasmanti e di tradurre i valori italiani nei linguaggi locali.
La ricerca Pulse Advertising–Eumetra dimostra che il Made in Italy sui social media non è più una tendenza di costume, ma una realtà consolidata. Per le aziende italiane del lusso, della moda e del food la sfida è chiara: costruire strategie digitali che integrino contenuti ufficiali coerenti e collaborazioni mirate con influencer capaci di amplificare i valori di artigianalità, qualità e autenticità. I social, oramai affermati nel loro ruolo di trampolino della comunicazione, rappresentano a oggi la miglior vetrina per il brand “Made in Italy” prima ancora che per i singoli attori coinvolti.
Studiare i new media diventa dunque essenziale anche per i creator, sempre più spesso chiamati a fare i conti con il settore “premium” e le sue peculiarità. Un’opportunità di confronto con le nuove frontiere della comunicazione, che anche il Made in Italy va sposando sempre più di frequente.
Scritto da: Michele Ceci
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