Italia Inside

IA generativa, la rivoluzione è iniziata: il 68% dei lavoratori italiani la usa già

today16.07.2025

Sfondo

L’IA generativa sta trasformando il modo in cui si lavora, anche in Italia. Secondo il nuovo rapporto “AI at Work: Momentum Builds, But Gaps Remain” di Boston Consulting Group (BCG), il 68% dei lavoratori italiani usa regolarmente strumenti di IA generativa sul posto di lavoro. Sebbene il dato sia leggermente inferiore alla media globale (72%), colloca l’Italia in una posizione di vantaggio rispetto a paesi come Stati Uniti (64%) e Giappone (51%). Questo dato rappresenta una base solida su cui costruire un’evoluzione culturale e organizzativa del lavoro, fondata su tecnologia, formazione e valorizzazione delle competenze umane.

L’Italia tra i Paesi guida nell’adozione dell’IA generativa

Il dato del 68% rappresenta un punto di svolta per il mondo del lavoro italiano. In particolare, l’Italia si colloca sopra la media di diverse economie industrializzate, pur rimanendo dietro a paesi come India (92%) e Medio Oriente (87%). Il numero cresce sensibilmente tra dirigenti e manager: l’85% dei dirigenti e il 78% dei manager italiani utilizza l’IA generativa quotidianamente, segno che le fasce alte del lavoro hanno già colto le potenzialità offerte da questa tecnologia.

Tuttavia, anche tra il personale operativo l’adozione è in crescita. Il 51% dei lavoratori in questa categoria usa già strumenti di IA generativa, contribuendo a ridurre il divario digitale interno alle aziende. A confermare la tendenza è anche un’indagine di Microsoft, secondo cui l’Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di interesse verso l’intelligenza artificiale, in particolare nelle PMI e nei settori della manifattura e dei servizi.

Il vantaggio competitivo italiano deriva anche dal crescente numero di iniziative istituzionali e private orientate all’adozione dell’IA. Con l’Italia alla presidenza del G7 nel 2024, il governo ha promosso una strategia nazionale sull’intelligenza artificiale e stanziato un miliardo di euro di investimenti per lo sviluppo di tecnologie avanzate, coinvolgendo Cassa Depositi e Prestiti e il sistema universitario.

IA generativa come leva per la produttività e la qualità del lavoro

Uno dei principali benefici riscontrati dai lavoratori che utilizzano l’IA generativa è il risparmio di tempo. Secondo il report di BCG, il 47% degli utenti globali dichiara di risparmiare almeno un’ora al giorno grazie all’uso di questi strumenti. In Italia il dato è simile, e per molte aziende ciò si traduce in processi decisionali più rapidi, minore stress operativo e maggiore concentrazione su attività a più alto valore aggiunto.

A beneficiarne non è solo l’efficienza, ma anche la qualità del lavoro. Studi sperimentali condotti da MIT e Stanford University mostrano che l’uso dell’intelligenza artificiale generativa migliora sensibilmente la qualità dei risultati, riduce gli errori e aumenta la soddisfazione lavorativa. Le applicazioni più diffuse riguardano la scrittura, la sintesi di dati complessi, la programmazione, la creazione di contenuti visivi e l’automazione di attività ripetitive.

È proprio l’automazione uno degli aspetti chiave: l’IA generativa consente di delegare attività operative a strumenti avanzati, liberando tempo per la creatività, la strategia e l’innovazione. In questo senso, non si tratta di sostituire il lavoro umano, ma di aumentarlo, rendendolo più efficace.

Le aziende che hanno ottenuto i risultati migliori, secondo BCG, sono quelle che hanno ripensato i flussi di lavoro in chiave IA: ridisegnando intere funzioni aziendali e investendo in processi di “workflow redesign”, l’adozione dell’IA generativa diventa un fattore sistemico e non solo uno strumento aggiuntivo.

La formazione è la chiave per un’adozione inclusiva dell’IA

Nonostante i numeri positivi, rimangono alcune sfide. In particolare, il report evidenzia un limite nella formazione aziendale: solo il 36% dei lavoratori ha ricevuto un’istruzione adeguata per utilizzare l’IA generativa. Questo divario formativo incide direttamente sulla diffusione e sull’efficacia dello strumento, in particolare tra i lavoratori operativi, dove solo un quarto si sente realmente supportato.

Eppure, bastano cinque ore di formazione strutturata per aumentare del 30% la probabilità di utilizzo regolare dell’IA generativa. Quando il training è accompagnato da coaching e supporto pratico, l’efficacia raddoppia. Le imprese più avanzate stanno già investendo in programmi di formazione continua, in partnership con università, enti di ricerca e startup tecnologiche.

La mancanza di accesso a strumenti ufficiali è un’altra barriera: il 37% dei lavoratori italiani segnala che la propria azienda non mette a disposizione soluzioni di IA generativa. In assenza di strumenti interni, molti dipendenti ricorrono all’uso di piattaforme esterne non autorizzate, un fenomeno noto come “shadow AI”, che espone le organizzazioni a rischi di sicurezza e violazioni della privacy.

Il supporto della leadership è un altro elemento cruciale: quando i manager promuovono attivamente l’uso dell’IA generativa, i lavoratori si sentono più sicuri, più ottimisti e maggiormente coinvolti. Il report stima che l’ottimismo professionale cresce di 40 punti percentuali, e le prospettive di carriera migliorano del 47% nei contesti in cui la leadership è coinvolta.

Il futuro del lavoro con l’IA generativa: evoluzione, non sostituzione

Una delle preoccupazioni più frequenti tra i lavoratori riguarda la possibile sostituzione da parte delle macchine. In Italia, il 36% degli intervistati teme che il proprio lavoro possa essere rimpiazzato dall’IA nei prossimi dieci anni. Tuttavia, questa percentuale è ben inferiore a quella registrata in altri Paesi ad alto tasso di digitalizzazione, come il Medio Oriente (63%) e la Spagna (61%).

Secondo gli analisti, questo timore può trasformarsi in un’opportunità, spingendo lavoratori e aziende ad aggiornarsi e rinnovarsi. L’adozione dell’IA generativa, se ben guidata, può favorire l’evoluzione dei ruoli professionali, l’emergere di nuove figure specializzate e una maggiore resilienza ai cambiamenti del mercato.

In Italia si stanno già diffondendo percorsi formativi dedicati all’intelligenza artificiale applicata al lavoro, anche nelle scuole superiori e negli ITS. Le università promuovono master in AI e data science, mentre diverse imprese offrono corsi interni per migliorare la familiarità con gli strumenti generativi. Il tutto contribuisce a una transizione sostenibile, in cui la tecnologia rafforza il capitale umano anziché indebolirlo.

Anche il settore pubblico si sta muovendo: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede investimenti specifici in IA e automazione nei servizi pubblici, nella sanità e nella giustizia. Si punta a una pubblica amministrazione più digitale, efficiente e accessibile, in grado di liberare risorse per il servizio al cittadino.

Scritto da: Matteo Respinti

Commenti post (0)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *